Io, l’imbecille.
Mi sono resa conto, in ritardo di qualche anno, di aver fatto spezzare la corda. L’ho tirata, e l’ho tirata così tanto che ad un certo punto, com’è nella normalità delle cose, ha ceduto.
Ho perso tanti treni, mancato molte occasioni.
Negli ultimi giorni ho avuto modo di pensare e rileggere delle cose che risalivano a qualche anno fa, e quello che ho trovato non è stato molto bello, almeno non per me. Avevo dei rapporti con delle persone, persone che erano sinceramente affezionate a me, e io a loro, ma non ho avuto la capacità di tenerle strette a me, di far crescere questo rapporto. Il punto è che la gente non ha una pazienza infinita, giustamente, e ad un certo punto si scoccia, e quel qualcosa in più che rende un rapporto unico scompare. L’ho fatto scomparire io.
Si può anche restare amici - o quanto meno conoscenti - ed è questa la cosa più grave, perchè non ti rendi conto subito di quello che hai combinato. Perchè la complicità l’ammazzi giorno per giorno, mese per mese ed anno per anno, ma è solo quando è troppo tardi che finalmente apri gli occhi, hai l’insight e quindi realizzi lo sbaglio.
Mi sono state dette delle cose bellissime, ed io le ho ignorate, troppo presa a pensare a me stessa, a mettere “ordine” nella mia vita. A distanza di anni mi rendo conto che l’ordine che agognavo non c’è e mai ci sarà, me ne sono fatta una ragione e credo che possa andare bene anche così, ma poi…? Per inseguire l’impossibile ho perso il possibile, ed ora non ho nè l’uno nè l’altro. Che cosa simpatica.
Non che io sia cambiata, negli ultimi mesi ho fatto la stessa cosa, ma ora è già tutto diverso, d’altro canto il danno più grave e permanente l’avevo già fatto…
Questo è un mea culpa, non voglio più chiudere gli occhi e dare ad altri le colpe che invece appartengono a me.
Ho desiderato per tanto tempo di restare sola. Piano piano mi stanno accontentando.
Sola. Forse è questo quello che mi merito.